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Acqualagna, il tartufo pregiato di Acqualagna e la Gola del Furlo

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Gola del Furlo-Marche

 Acqualagna e il tartufo sono due ottimi motivi per visitare e gustare l'entroterra delle Marche.

Acqualagna, il tartufo pregiato di Acqualagna e la Gola del Furlo

Quando si nomina Acqualagna, si pensa inevitabilmente al tartufo bianco pregiato locale.
L'entroterra delle Marche infatti è un territorio particolarmente vocato "alla produzione", se così si può dire, del tartufo.
Sì, perché il tartufo qui si consuma fin dai tempi dei romani che ne apprezzavano le qualità e dopo un periodo storico in cui si era un po' dimenticato, ha ripreso la sua forza ed oggi è un prodotto di alta qualità, un prodotto anche costoso perché molto ricercato ed apprezzato dai gourmand di tutto il mondo.

Non è un caso che proprio ad Acqualagna tra fine Ottobre ed inizio Novembre si svolga la Fiera nazionale del tartufo bianco di Acqualagna.
Inoltre qui si tengono anche altre due Fiere: la Fiera Regionale del Tartufo Nero Pregiato la penultima domenica di Febbraio e la Fiera Regionale del Tartufo Nero Estivo la prima domenica di Agosto.

Diverse tipologie di tartufo di Acqualagna
Tartufi: bianchetto, bianco pregiato di Acqualagna, uncinato, nero pregiato e brumale

 

 

 

I tartufi

 Ma cos'è il tartufo? Il tartufo è un fungo ipogeo, ovvero che nasce e cresce interamente sotto terra, in simbiosi con le radici di alcuni alberi (in particolare carpino, farnia cioè una quercia, nocciolo, pioppo nero, pioppo tremulo, roverella, salice e tiglio).

Essendo questa una zona particolarmente favorevole alla nascita e crescit del tartufo, quello bianco pregiato non è l'unico che si può trovare. In tutta Italia in reltà si trovano ben 25 specie diverse di tartufo ma solo 9 possono essere vendute.
E nella sola zona di Acqualagna di queste varietà ce ne sono ben 4 e tra le più pregiate.
Questa varietà fa sì che nelle sue diverse tipologie, ad Acqualagna e dintorni è possibile trovare il tartufo durante tutto l'anno.

Non è un caso, che essendo una vera e propria arte che si tramanda, la "Cerca e cavatura del tartufo, conoscenze e pratiche tradizionali", a partire dal 2021, è entrata a far parte del Patrimonio culturale immateriale dell'Umanità, protetto dall'UNESCO.

Ogni tartufaio ha i suoi cani prediletti per la ricerca (di solito Lagotti, Bracchi e Pintier) selezionati proprio grazie al loro grande fiuto. I cani vengono addestrati fin da piccoli a riconoscere i vari tartufi da cercare e anche quando è meglio "raccoglierli".
Le tecniche di addestramento sono diverse, premietto di cibo o anche semplicemente un gioco che il cane apprezza e che poi lo porta, per essere gratificato, a trovarne altri.
Anche i maiali venivano usati per cercare tartufi, ma non hanno la capacità che hanno i cani, non solo di individuare le sole tipologie di tartufi da raccoglierle, ma di farlo solo quando sono al giusto grado di maturazione. Inoltre i maiali, più vigorosi dei cani, possono "danneggiare" maggiormente la zona di scavo.
Il tartufo ha questo intenso e caratteristico odore proprio per essere trovato dagli animali che poi con la loro azione ne favoriscono anche la riproduzione.

Ovviamente ogni tartufaio ha le sue zone predilette, conosce gli alberi dove trovare (perché li ha trovati in passato) i tartufi e per far sì che poi ne possano crescere altri, ricopre per bene la parte dello scavo sufficiente a prelevare il tartufo, per ripristinare così l'ambiente naturale (ma anche per custodire gelosamente il "suo" posto di raccolta). Anche questa attività infatti favorisce la ricrescita dei tartufi. Inconsapevolmente, infatti, i contadini di un tempo, con le loro pratiche di cura del territorio, non sapendolo, svolgevano anch'essi un ruolo importante per la salvaguardia dei tartufi.

Ma andiamo a vedere più nel dettaglio le diverse tipologie.

Il tartufo bianco pregiato di Acqualagna (Tuber Magnatum Pico) si presenta in una forma più o meno rotonda con superficie irregolare; l'esterno è giallo-biancastro mentre il colore interno dipende dal grado di maturazione e dalla pianta dove viene rinvenuto. La grandezza è di circa 5-10 cm.
Normalmente si consuma affettato col tipico strumento per affettare i tartufi e predilige il burro come grasso. È molto aromatico, profumato e gradevole. Ha un periodo di vita molto limitato, quindi va consumato nel breve periodo. Di solito si trova sotto roverelle e querce oltre a tigli, salici e pioppi.
Nelle Marche si raccoglie dall'ultima settimana di Settembre fino al 31 Dicembre.
A lui è dedicata la Fiera nazionale del tartufo bianco di Acqualagna.

Poi c'è il tartufo nero pregiato (Tuber Melanosporum Vitt). E' anche detto tartufo nero di Norcia o Spoleto o tartufo del Périgord. L'esterno presenta una scorza nera rugosa, è il tartufo più consumato, di facile digeribilità e comunque molto aromatico. Il colore all'interno anche qui cambia a seconda del grado di maturazione e cresce sotto vari alberi, ma soprattutto querce e carpini.
Normalmente si trova da metà Novembre a metà Marzo. Nasce sotto querce, noccioli, tigli, castagni, carpini e pini.
A lui è dedicata la Fiera regionale del tartufo nero pregiato.

Poi c'è il cosiddetto Marzuolo o Bianchetto (Tuber Borchii Vitt o Tuber Albidum Pico), bianco, più piccolo (va da 1 a 5 cm) e dalla forma più rotondeggiante. Pur nascendo nelle stesse zone del tartufo bianco pregiato, per quanto profumato, è meno intenso il suo odore, più agliato ed aggressivo. Normalmente si trova a Febbraio e Marzo e a volte anche in autunno (nelle Marche dal 15 Gennaio al 30 Aprile). Nasce sotto conifere e latifoglie.

Infine c'è il cosiddetto tartufo nero estivo (Tuber Aestivum Vitt). E' meno pregiato e si trova soprattutto d'estate, da Maggio fino all'autunno (nelle Marche dal primo Giugno al 31 Agosto e dal primo Ottobre al 31 Dicembre). Ha una superficie irregolare che gli vale il nome di scorzone. La grandezza va dai 5 ai 15 cm e il suo profumo ricorda un po' quello dei funghi. Nasce sotto querce, pini, frassini, faggi, noccioli, abeti, cedri e carpini. A lui è dedicato la Fiera del tartufo nero estivo.

Se, come abbiamo già detto, il tartufo nasce spontaneamente in natura, grazie anche all'opera dei contadini che col loro lavoro di pulizia e cura dei terreni ne favorivano inconsapevolmente la nascita, creando le condizioni, assieme al tipo di terreno, alberi e condizioni climatiche, oggi ci sono anche tante tartufaie.
Propriamente non si può dire che il tartufo venga coltivato, ma si cerca appunto di riprodurre l'ambiente nel quale nasce naturalmente il tartufo, "micorizzando" le piante tipiche sotto le quali nasce con le spore del tartufo e ricreando un ambiente quanto più simile a quello naturale. Ciò fa sì che dopo 8-10 anni si possano rsccogliere i primi tartufi.
In questa maniera si posso avere tutti i tartufi, anche se è comunque più difficile "coltivare" il tartufo bianco pregiato.

Per quanto invece riguarda l'uso in cucina, esso è diverso a seconda che si tratti di tartufo bianco (sia quello pregiato che il Bianchetto) o di tartufo nero.
Il tartufo bianco infatti è più termolabile e quindi il calore ne farebbe venir meno i suoi profumi e gli aromi. Per questo motivo va affettato sottilmente a crudo sulla pietanza che abbia una salsa o burro/ grasso animale che ne veicoli i sapori (l'olio d'oliva infatti con le sue caratteristiche di amaro e piccante può influenzarne molto il sapore).
Il tartufo nero invece va cotto. Per dare più sapore alla pietanza, va grattuggiato ed inserito preferibilmente all'interno della preparazione e poi, grazie al calore, sprigionerà le sue caratteristiche. Oltre che grattuggiato, si può fare anche a listarelle, a seconda della preparazione.

 

 

Museo del tartufo di Acqualagna

Come e dove si trovano i tartufi? Cosa sono? Questo, a parte avercelo spiegato diversi tartufai della zona che ci hanno parlato del loro mondo, abbiamo potuto apprenderlo e vedere bene presso il Museo del tartufo di Acqualagna dove si può vivere una vera e propria truffle experience, come ci ha spiegato Marina.

 Attraverso infatti video immersivi coi quali si va nei boschi col tartufaio e il suo cane alla ricerca dei tartufi, ci sono diversi cartelli illustrativi che spiegano le caratteristiche di ogni singola tipologia di tartufo; qui si può vivere anche un'esperienza sensoriale, annusando il profumo del tartufo e poi c'è un interessante sezione del terreno e delle radici sotto un albero che mostrano chiaramente il legame tra la pianta simbionti e il tartufo che si può trovare a pochi cm sotto la superficie del terreno (o addirittura anche a vista), fino ad una profondità maggiore.

Nella parte bassa del museo, all'interno del quale si ripercorre anche la storia del tartufo, le sue menzioni nei libri e nei film e dove si possono fare anche altre esperienze (come concorsi fotografici o eventi culinari) organizzate dal Museo, si può vedere la proiezione di un simpatico video che riproduce Degas e Rossini che discutono animatamente sulla cucina italiana e quella francese. Il campanilismo culinario e le discussioni intorno a ricette e ingredienti era un tema vivo già all'epoca.

Orario di apertura: sabato e prefestivi dalle 15:30 alle 18:30 e domenica e festivi dalle 10:00 alle 13 e dalle 15:30 alle 18:30.
Biglietto: 5 € (3€ il ridotto, gratis sotto i 10 anni)
Tel: 3349204001

Museo del tartufo di Acqualagna

Museo del tartufo di Acqualagna

Museo del tartufo di Acqualagna

Museo del tartufo di Acqualagna

Museo del tartufo di Acqualagna

Museo del tartufo di Acqualagna

Museo del tartufo di Acqualagna

 

 

 

Museo casa natale di Enrico Mattei

Attaccato praticamente al Museo del tartufo di Acqualagna, merita senz'altro una visita anche il Museo casa natale di Enrico Mattei.
Il fondatore e Presidente di ENI infatti, Enrico Mattei, nacque proprio ad Acqualagna il 29 Aprile 1906. Nel Museo sono presenti alcuni oggetti e documenti a lui legati e c'è pure la sua scrivania personale con i suoi occhiali e altre foto oltre a documenti dell'epoca.
Mattei rimase molto legato alla sua terra d'origine dove ebbe modo di tornare molto spesso.

Acqualagna

Acqualagna

Museo casa natale di Enrico Mattei

A parte la Fiera nazionale del tartufo bianco di Acqualagna che si svolge nelle vicinanze, da vedere nel piccolo centro storico ci sono anche l'Antiquarium Pitinum Mergens, con reperti archeologici ritrovati in zona e oggetti di arte contemporanea, la Chiesa di Santa Lucia e la Chiesa della Madonna del Ronco.

Orario di apertura: sabato dalle 15 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Si effettuano aperture straordinarie per gruppi.
Telefono: 3349204001
In ogni caso ci si può rivolgere anche all'adiacente Museo del tartufo di Acqualagna.

 A livello paesaggistico e naturalistico invece, la Gola del Furlo è sicuramente una zona di grande interesse.
Poco a nord di Acqualagna, in direzione di Fossombrone infatti si sviluppa questa gola, nata nei secoli grazie all'azione erosiva del fiume Candigliano.

 

 

Abbazia di San Vincenzo al Furlo


La prima sosta che consiglio di fare lungo la Gola del Furlo è all'Abbazia di San Vincenzo al Furlo (o di Petra Pertusa) una chiesa romanica del X secolo che presenta all'interno gli affreschi dedicati a San Sebastiano (del 1400/1500). Successivamente, forse nel 1271, ci furono degli adeguamenti allo stile gotico. E' a navata unica con una volta a botte. Qui vivevano gli abati olivetani (benedettini) dediti al culto mariano. 

I primi documenti ufficiali risalgono al 970 d.C., ma probabilmente l'origine è anche precedente e spesso viene associata anche alla figura di San Pier Damiani.
La particolarità di questa chiesa è il fatto di presentare all'interno un doppio livello. Nella zona bassa infatti, una sorta di cripta con 6 colonne e al livello del pavimento di ingresso, c'è un percorso a semicerchio che consentiva alle persone di purificarsi e uscire dall'altra uscita nuovi, purificati, liberi dai propri peccati.

Merita sicuramente anche la parte superiore che si raggiunge con una ripida e stretta scala di 15 gradini con i bellissimi affreschi alle pareti (da notare quello della Madonna del latte e quello dedicato a San Vincenzo) e una sala di penitenza dove si veniva rinchiusi e c'era solo un'apertura per il passaggio di pane e acqua.

Era una chiesa ricca proprio per le offerte che venivano lasciate dai viandanti che passavano per la Gola del Furlo.
Contattate tramite il Comune di Acqualagna, Cesare Martelloni custode della chiesa per una interessante visita guidata.
Presso il chiosco dell'Abbazia è possibile provare la tipica crescia vonta dell'Abbazia.

Orario di apertura invernale: dalle 9 alle 18
Orario di apertura estiva: dalle 9 alle 23

Nelle vicinanze segnalo anche il Santuario Chiesa Madonna della Misericordia del Pelingo.

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

Abbazia di San Vincenzo al Furlo

 

 

 

Gola del Furlo

Tornando invece alla Gola del Furlo, per farsi un'idea più chiara delle origini geologiche e della fauna del posto, vale la pena visitare il Museo del territorio Gola del Furlo.
Il fiume Candigliano scorre tra i monti Pietralata e Paganuccio prima di immettersi nel fiume Metauro. E' Riserva statale naturale dal 2001 e ha 250 milioni di anni. Qui si possono notare diverse cave, quella degli scalpellini, quella di pietra rosa e la cava bassa.
Inoltre sono presenti molti animali, di terra (lupi, caprioli, cinghiali, daini, volpi per esempio) e uccelli, tra cui una coppia di aquile reali che qui hanno nidificato. Infatti la morfologia delle pareti della Gola assieme a pascoli sommitali, ha favorito lo stanziamento di diverse specie di rapaci diurni. Qui si trovano anche il falco pellegrino, gheppi, poiane e albanelle minori, ma anche aironi e garzette.

Il museo si articola in diverse sale dove sono presenti un plastico in scala della zona e sono illustrate le caratteristiche geologiche e paleontologiche della Riserva.
L'ingresso è gratuito.

Percorrendo la strada del Monte Furlo si possono raggiungere due terrazze panoramiche: la terrazza alta del Furlo, caratterizzata dal volto del Duce che si può vedere nel profilo della sommita della montagna, realizzato durante il ventennio fascista e poi distrutto in parte dopo la fine della SecondaGuerra mondiale e la terrazza bassa del Furlo. Si arriva con la macchina fino ad un certo punto e poi si prosegue a piedi lungo un sentiero sterrato.

 

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Museo del territorio Gola del Furlo

Lasciato il museo, si può proseguire lungo la strada e parcheggiare nelle piccole aree di sosta che costeggiano il fiume per ammirare diversi punti panoramici. Le due aree di sosta sono prima e dopo le gallerie e la diga come indicato nella mappa a fine post. Il percorso è di circa 3 km e si può percorrere anche a piedi lungo la zona pedonale adiacente al fiume dal bellissimo color smeraldo, colore che si apprezza ancora di più nelle belle giornate.
L'impetuosità del fiume è regolata da una diga dell'Enel del 1921 per la produzione di energia elettrica cosa che consente di navigare tranquillamente a bordo di kayak nelle belle Marmitte dei giganti.
Lungo la strada ci si imbatte in una grossa galleria, la galleria romana. Alla sua destra, verso il fiume, si trova un'altra galleria più piccola (Galleria piccola) che era precedente all'altra di un secolo e che costeggia quella che era la via Flaminia che qui correva all'esterni, lungo il costone.

La Via Flaminia fu costruita sotto Flaminio nel 220 a.C. per collegare Roma e Rimini.
Problemi di stabilità della strada esterna, nonostante sia sostenuta da ingenti muri di sostegno, portò alla costruzione della Galleria piccola, lunga solo 8 metri e larga 3,30 m che però consentiva il passaggio di un solo carro alla volta.
La seconda galleria invece, più grande e ancora utilizzata anche per le auto di oggi, fu fatta costruire da Vesapsiano verso il 76/77 d.C. E' lunga 38 metri e larga 5,30 m.

Il nome di questa zona viene proprio dal latino forulus, ovvero proprio da questo tunnel fatto scavare da Vespasiano. Precedentemente infatti prendeva il nome di Petra Pertusa, ovvero pietra forata.

In questa zona sono presenti anche diverse cave di pietra.

Più vicine a Fossombrone invece sono le Marmitte dei giganti, all'interno del canyon della Forra di San Lazzaro. Una bella depressione nata dall'azione erosiva del fiume. Le marmitte sono delle grandi cavità che si diceva fossero dei pentoloni dove ci cucinavano i Giganti.
Qui, visto che il fiume è anche placido, si possono fare gite in canoa/kayak tra queste splendide pareti verticali della Gola.

Sito internet della Riserva gola del Furlo.

Gola del Furlo

Gola del Furlo

Gola del Furlo-Gallerie


 

 

Dove mangiare ad Acqualagna

Ad Acqualagna ci sono tanti ristoranti dove poter gustare il tartufo locale. Noi abbiamo pranzato presso il ristorante storico Il lampino, appena fuori dal centro di Acqualagna. Qui il proprietario Bruno Capanna, a parte essere un tartufaio, fa una battaglia contro le essenze chimiche che vuole, giustamente, bandire nelle preparazioni a base di tartufo. I piatti, come vuole la tradizione del tartufo, sono "semplici" ma molto gustosi come il crostone con salsa al parmigiano con l'uovo o i passatelli. Prezzi mai esagerati ed in linea con la qualità del tartufo nero pregiato che vi era abbinato.

Ristorante Il lampino-Acqualagna

Ristorante Il lampino-Acqualagna

Ristorante Il lampino-Acqualagna

Ristorante Il lampino-Acqualagna

Qui trovate la mappa di Acqualagna e della Gola del Furlo con tutti i punti di interesse della zona.

Insomma, Acqualagna merita sicuramente una visita, per provare il suo tartufo pregiato e per scoprire anche i dintorni come Cagli, Fossombrone e Sant'Angelo in Vado.

Relativamente alla stessa zona, potete leggere anche i seguenti post:

Itinerario nelle Marche alla scoperta di Acqualagna, del Tartufo e Fossombrone

Itinerario nelle Marche alla scoperta di Cagli e di Sant'Angelo in Vado

Cosa vedere a Fossombrone

Cosa vedere a Cagli

Domus del Mito a Sant'Angelo in Vado

Fabio






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