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in
Cucina straniera
Dolci
Food
300 g farina 00
100 g zucchero di canna
200 g caramelline mou
1/2 cucchiaino di bicarbonato
8 g di lievito in polvere per dolci
un pizzico di sale
1 tazzina di caffè
250 ml di latte
100 g di burro morbido
2 uova medie
2 cucchiai da tavola di Gingerbread syrup di Starbacks
1 cucchiaino di cannella in polvere
Riscaldare il forno in funzione statica a 190°C.
Spero con questa ricetta di essere riuscita a portarvi con me e la nostra Tami a fare "colazione da Starbucks".
Con questa ricetta partecipiamo all'MTChallenge di Novembre.
Ed infine, un pensiero speciale per Francy che siamo sicuri lei gradirà tantissimo :-D
Scusaci, Francy, ma la ricetta si prestava benissimo! :-D
Anna Luisa e Fabio
MTchallenge di Novembre: il caramel gingerbread frappuccino muffin di "Colazione da Starbucks"
Amo leggere. Quando mi trovo un libro tra le mani e, soprattutto ho del tempo tutto per me, mi piace leggere i libri tutto d'un fiato.
Purtroppo il tempo "tutto per me" scarseggia, per cui ammetto di essere una che più di tre o quattro libri l'anno non legge.
Alcuni libri mi rubano il cuore più di altri ed il loro ricordo, le emozioni che hanno fatto nascere in me, mi accompagnano a lungo.
Oltre a leggere e cucinare ovviamente, ci sono molte cose che mi piacciono, ad esempio mi piace
viaggiare, mi piace curiosare nei posti che visitiamo, guardare i volti
delle persone e domandarmi come siano le loro vite.
Come quando durante un viaggio si entra in un locale e si ammira un po' timorosi ed un po' curiosi le persone sedute. C'è chi legge, chi chiacchiera, chi lavora al pc magari sorseggiando una tazza di caffè e mi immedesimo perfettamente in ciò che ha pensato Tami, la protagonista di "Colazione da Starbucks", il libro che ho scelto per l'MTchallenge di questo mese, quando, giunta dall'Iran negli Stati Uniti, il primo giorno in cui esce da sola, si trova davanti un'insegna che dice :" Il tuo quartiere, il tuo Starbucks" ed entra in ciò che è divenuta un'icona americana ed in buona parte del mondo. [...] Mi guardo attorno, c'è un caminetto spento. Due uomini giocano a scacchi in silenzio. Vicino alla vetrina c'è un tavolino basso fra due poltroncine; su di una di esse è seduta una ragazza più o meno della mia età, le gambe raccolte sotto di sé. Sottolinea le pagine di un libro con l'evidenziatore, che mordicchia durante le pause [...] Chiudo gli occhi ed aspiro l'odore di caffè, lasciandomi trasportare nei ricordi[...] Quando riapro gli occhi non sono più nella cucina calda di mia nonna. Sono tornata al presente, alla mia America [...].
In questo passaggio del libro è racchiuso tutto ciò che la scrittrice vuole far intendere. Una ragazza iraniana che si reca negli Stati Uniti con la speranza di lasciarsi alle spalle la sua vita piena di regole spesso ingiuste e di trovare rifugio e libertà nella "sua America". Starbucks come icona, rende perfettamente l'idea, la ragazza che sottolinea il libro è ciò che Tami avrebbe voluto essere dalla nascita, libera, con tutti i diritti che una donna merita.
Questo libro mi è piaciuto tantissimo e non potevo fare a meno di sceglierlo per l'MTChallenge di questo mese, visto che alla ricetta dei muffin proposta da Francy, da noi "reinventata" come per tutte le sfide del gioco, questa volta doveva essere collegato un libro, una poesia, una canzone o una favola.
Il libro l'ho scelto subito ed altrettanto velocemente mi è venuto in mente come volevo che fosse il nostro muffin: un muffin Frappuccino! E, dato che ormai il Natale si avvicina ed io ho giustappunto lo sciroppo di Starbucks per preparare il Gingerbread Frappuccino, ho unito le due cose...et voilà i miei muffins.
Fabio mi ha suggerito di aggiungere la "crema" del cappuccino. Abbiamo deciso di farne alcune nelle tazzine che vanno anche in forno. Poi,visto che la classica decorazione è col caramello sciolto, ho pensato invece di inserire dei cubetti di mou nell'impasto, che poi sciogliendosi in cottura diventano ancora più goduriosi.
Caramel gingerbread frappuccino muffins
Ingredienti
per 12 muffins medi:
100 g zucchero di canna
200 g caramelline mou
1/2 cucchiaino di bicarbonato
8 g di lievito in polvere per dolci
un pizzico di sale
1 tazzina di caffè
250 ml di latte
100 g di burro morbido
2 uova medie
2 cucchiai da tavola di Gingerbread syrup di Starbacks
Per decorare:
100 ml di latte1 cucchiaino di cannella in polvere
Riscaldare il forno in funzione statica a 190°C.
Tagliare dei quadrati di carta da forno di 14 cm di lato e disporli negli stampi da muffins.
Imburrare l'interno delle tazzine.
Setacciare insieme in una ciotola gli ingredienti secchi (farina, sale, bicarbonato, lievito in polvere) ed unirvi le caramelline al mou. Mescolare bene.
In un'altra ciotola lavorare il burro ammorbidito con lo zucchero, aggiungeri le uova una alla volta mescolando con una frusta.
Unire il latte ed il caffè ed infine il Gingerbread syrup.
Versare in un sol colpo il composto di burro e uova al centro degli ingredienti solidi e mescolare quel tanto che basta ad ottenere un composto umido, ma con dei grumi.
Fermarsi appena la massa sarà tutta umida per evitare di formare il glutine.
Versare il composto a cucchiaiate negli stampini e nelle tazze, riempedoli per 2/3.
Cuocere in forno per 20 minuti, finché, inserendo uno stuzzicadente al centro dei muffins, non ne uscirà pulito.
Fare raffreddare i muffins.
Per la decorazione: preparare la crema di latte per il cappuccino (Fabio l'ha preparata con la macchina del caffè) e versarne una cucchiaiata su ogni muffin.
Spolverare con un pizzico di cannella.
Spero con questa ricetta di essere riuscita a portarvi con me e la nostra Tami a fare "colazione da Starbucks".
Con questa ricetta partecipiamo all'MTChallenge di Novembre.
Scusaci, Francy, ma la ricetta si prestava benissimo! :-D
Anna Luisa e Fabio
in
Food
Torte rustiche
Se qualcuno vi chiedesse a bruciapelo qual è la vostra ricetta del cuore, cosa rispondereste?
Sareste assaliti da mille ricordi e da mille ricette. A volte senza neanche sapere bene quale connessione precisa ci sia tra la ricetta e quel determinato ricordo. Ecco cosa è successo a me quando Fabio mi ha detto che per il contest indetto da Tery del blog Peperoni e Patate e dai Formaggi svizzeri, serviva una ricetta del cuore.
100 g di burro, tagliato a dadini ed ammorbidito
100 g di zucchero a velo, setacciato
un pizzico di sale
2 uova, a temperatura ambiente
100 g di Gruyére tagliato a cubetti
100g di prosciutto cotto tagliato a cubetti
100 g di salame di Mugnano tagliato a pezzetti
50 g di parmigiano grattugiato
2 uova
3 cucchiaini di pepe nero macinato
un pizzico di sale
20 g di burro per la teglia
Preparare la pasta sucrée: versare la farina a fontana sul piano di lavoro (l'ideale sarebbe di marmo). Mettere al centro il burro, lo zucchero a velo ed il sale e mescolarli con la punta delle dita.
Incorporare poco alla volta la farina, lavorando delicatamente l'impasto finché assumerà una consistenza grumosa.
Per questa pizza Fabio mi ha fatto un complimento enorme:" E' veramente identica a quella di tua zia!". Mi sa che replicheremo spesso da oggi...
Con questa ricetta partecipiamo al contest di Peperoni e Patate in collaborazione coi Formaggi svizzeri.
Anna Luisa
Pizza rustica con Gruyère DOP per il contest #noiCHEESEamo
Se qualcuno vi chiedesse a bruciapelo qual è la vostra ricetta del cuore, cosa rispondereste?
Sareste assaliti da mille ricordi e da mille ricette. A volte senza neanche sapere bene quale connessione precisa ci sia tra la ricetta e quel determinato ricordo. Ecco cosa è successo a me quando Fabio mi ha detto che per il contest indetto da Tery del blog Peperoni e Patate e dai Formaggi svizzeri, serviva una ricetta del cuore.
La scelta non è stata facile. Come vi ho detto, mi sono venute in mente tantissime ricette, tutte legate ad un periodo o ad un avvenimento della mia vita, ma mi ci è voluto un po' a decidere o, per meglio dire, a capire quale fosse forse l'avvenimento e la ricetta a cui era legata maggiormente.
La prima ricetta che automaticamente mi è venuta in mente è stata quella della pizza rustica che faceva mia zia, poi me ne sono venute altre in mente, ma la prima ritornava sempre, come se volesse essere scelta...ma perché continuava a venirmi alla mente? A quale avvenimento la mia memoria, o diciamo il mio subcosciente l'associava, visto che la parte cosciente non se lo spiegava?
Ad un tratto tutto è stato chiaro ed ho avuto un'esplosione di ricordi: quando da piccola mia zia la preparava, piaceva a tutti, ed io facevo sempre il bis. Fu preparata da un pasticciere per la mia festa dei 18 anni, non buona come quella di mia zia, ma quella pizza ci diede l'idea per una variazione alla ricetta di casa nostra, l'aggiunta di una buona dose di pepe che non dà fastidio, anzi, ne valorizza i sapori.Che io ricordi, la ricetta è stata sempre quella tranne questa piccola aggiunta e a mia zia veniva sempre uguale, sempre buonissima, sempre perfetta. Il guscio esterno era di "frolla" (poi ho scoperto che in realtà era una pasta sucrée), ed il ripieno di ricotta, salumi e formaggio.
Ma a quale ricordo l'associavo allora? Forse al mio diciottesimo compleanno?
No, ad un evento che per me è stato molto più importante: la prima volta che Fabio venne a pranzo a casa mia. Si, le presentazioni ufficiali con pranzo della domenica. Eravamo tutti abbastanza tesi, "l'ospite d'onore" in primis. Il pranzo iniziò con degli antipasti semplici, ma originali. A casa nostra non c'era nessuno a cui non piacesse cucinare e tutti si sbizzarrivano ai fornelli. Mia zia aveva preparato la sua famosa pizza rustica e Fabio, nonostante l'imbarazzo, fece il bis. Conoscendo il ragazzo timido con cui mi ero fidanzata la cosa mi colpì particolarmente. Sapevo che ciò significava che quel piatto gli era piaciuto veramente tanto.Ora sapete come mai per me questo è un piatto del cuore e se volete sapere come andò a finire quell'imbarazzantissimo pranzo, vi dico solo che mio padre offrì a fine pasto a Fabio un bicchierino di liquore al finocchio che il poverino, intimorito dal suocero, non ebbe il coraggio di rifiutare. Purtroppo all'epoca non beveva per nulla, per cui al primo sorso iniziò a tossire e tutti, lui compreso, scopiammo a ridere. Così fu sciolto il ghiaccio.
Per questa ricetta ho scelto di utilizzare il Gruyère DOP, che ha un sapore ed un profumo molto più deciso dell'Emmentaler, conferito dalle
muffe durante la stagionatura. Lo si riconosce subito, d'altra parte è
fondamentale per la realizzazione della fondue. Ce ne sono diverse
tipologie, dolce, semisalato, salato o surchoix. E a differenza
dell'Emmentaler che è più "morbido" (e coi buchi, le occhiature), si
presenta più "compatto".
Il Gruyère deve la sua finezza ed il suo gusto così caratteristico
all’utilizzo di latte crudo di prima qualità proveniente da mucche
nutrite di erba in estate e di fieno in inverno e all'abilità dei
maestri casari e degli stagionatori.
Pizza rustica con Gruyère
Ingredienti
Per la pasta sucrée (ricetta di Michel Roux)
250 g di farina100 g di burro, tagliato a dadini ed ammorbidito
100 g di zucchero a velo, setacciato
un pizzico di sale
2 uova, a temperatura ambiente
Per il ripieno:
750 g di ricotta di pecora100 g di Gruyére tagliato a cubetti
100g di prosciutto cotto tagliato a cubetti
100 g di salame di Mugnano tagliato a pezzetti
50 g di parmigiano grattugiato
2 uova
3 cucchiaini di pepe nero macinato
un pizzico di sale
20 g di burro per la teglia
Preparare la pasta sucrée: versare la farina a fontana sul piano di lavoro (l'ideale sarebbe di marmo). Mettere al centro il burro, lo zucchero a velo ed il sale e mescolarli con la punta delle dita.
Incorporare poco alla volta la farina, lavorando delicatamente l'impasto finché assumerà una consistenza grumosa.
Rifare la fontana ed aggiungere le uova.
Incorporarle al composto di farina, lavorando con la punta delle dita, finché l'impasto comincia a stare insieme.
Quando l'impasto è ben amalgamato, lavorare un po' di polso finché diventa liscio.
Formate una palla, avvolgetela nella pellicola e lasciare riposare in frigorifero per 1-2 ore prima di usarla.
Preparare il ripieno: in una ciotola mescolare la ricotta con il sale, il pepe ed il parmigiano. Aggiungere le uova, uno alla volta, quindi il prosciutto, il salame ed infine il Gruyére.
Mettere il ripieno in frigo mentre si stende la pasta. Quando l'impasto ha riposato, togliere la pellicola, dividerlo in due parti (una più grande dell'altra perché saranno rispettivamente il fondo ed la copertura della nostra pizza rustica) e stenderlo su un piano leggermente infarinato fino a 2-3 mm di spessore.
Rivestire la teglia da forno precdentemente imburrata con la pasta sucrée, bucherellarla con i rebbi di una forchetta, quindi versarvi all'interno il ripieno e ricoprire con l'altro disco di pasta.
Infornare in forno preriscaldato a 180°C per 45 minuti.
Estrarre dal forno e lasciare raffreddare su una gratella.
Servire tiepida o a temperatura ambiente.
Per questa pizza Fabio mi ha fatto un complimento enorme:" E' veramente identica a quella di tua zia!". Mi sa che replicheremo spesso da oggi...
Con questa ricetta partecipiamo al contest di Peperoni e Patate in collaborazione coi Formaggi svizzeri.
Anna Luisa
in
Antipasti
Food
Anche quest'anno torna uno dei contest che ci appassiona di più, quello promosso da Tery del blog Peperoni e Patate in collaborazione con i Formaggi dalla Svizzera.
Prima che nascessero i blog in genere ed il nostro in particolare, le passioni si condividevano soprattutto attraverso un forum. Ce n'erano (e ce ne sono) praticamente per ogni tipo di passione.
Io ne frequentavo (tra i vari) uno dedicato al mio gruppo musicale preferito, una band familiare irlandese, i Corrs. E qui ho conosciuto Valentina, una simpaticissima e solare ragazza siciliana con cui, ai tempi di MSN, abbiamo avuto delle lunghissime chiacchierata e ci siamo divertiti un sacco.
2,5 l circa di brodo vegetale (con carota, cipolla e sedano)
50 g di burro
50 g di parmigiano grattugiato
1 fetta di spalla di prosciutto cotto
una cipolla medio-piccola
olio evo q.b.
sale q.b.
Per la lega (ne resterà molta, ma occorre poter immergere bene l'arancina)
800-900 ml d'acqua
la metà di farina
una manciata di sale
700-800 g di pangrattato
200 g di spalla di prosciutto cotto
*Per farle tutte dello steso peso ho fatto delle porzioni da 50 g di riso, ma ovviamente si possono fare più grandi ed in quel caso si deve prolungare un pochino la cottura.
Con questa ricetta partecipiamo al contest di Peperoni e Patate in collaborazione coi Formaggi svizzeri.
L'amicizia perdura dopo tanti anni, Facebook in questo aiuta a mantenere i contatti. Poi ci siamo rivisti anche a Napoli qualche anno dopo. E a me la voglia di ritornare in Sicilia per rivederla e per riassaporare quelle ottime arancine è salita ancora di più dopo questa preparazione.
Fabio
Arancine siciliane per #noiCHEESEamo, il contest di Peperoni e Patate coi Formaggi svizzeri
Anche quest'anno torna uno dei contest che ci appassiona di più, quello promosso da Tery del blog Peperoni e Patate in collaborazione con i Formaggi dalla Svizzera.
Quest'anno il tema è la ricetta del cuore, ovvero una ricetta a cui siamo particolarmente affezionati e bisogna presentare due ricette, una con l'Emmentaler DOP, l'altra con il Gruyère DOP. Devo dire che scegliere una ricetta del cuore e nello stesso tempo pensare quale dei due formaggi si prestasse meglio, inizialmente non è stato facile. Ma poi iniziano a riaffiorare i ricordi che sempre ci legano anche ad un piatto particolare e sia le ricette che gli abbinamenti ai formaggi ci sono venute in maniera praticamente spontanea.
Per questa prima ricetta ho deciso di utilizzare l'Emmentaler DOP, perché mi serviva un formaggio che si sciogliesse bene durante la cottura per poi essere gustato appieno al momento dell'assaggio.
L'Emmentaler DOP è il famosissimo formaggio "coi buchi", quello che quando lo assaggiamo, subito ci riporta ai sapori che conosciamo fin da piccoli, perché è un formaggio che piace tanto (anche) ai bambini. E' ha quel gusto così caratteristico di cui ci portiamo dietro la memoria e lo mangiamo sempre molto volentieri. Ce ne sono diverse tipologie, il "Classic" dal gusto dolce che ricorda la noce (stagionato almeno 4 mesi), il "Reserve" con forti sentori speziati (stagionato almeno 8 mesi), ed il "Grotta" dal gusto pieno e vigoroso (stagionato almeno 12 mesi in grotta).
Il Gruyère DOP invece ha un sapore ed un profumo molto più deciso, conferito dalle muffe durante la stagionatura. Lo si riconosce subito, d'altra parte è fondamentale per la realizzazione della fondue. Ce ne sono diverse tipologie, dolce, semisalato, salato o surchoix. E a differenza dell'Emmentaler che è più
Prima che nascessero i blog in genere ed il nostro in particolare, le passioni si condividevano soprattutto attraverso un forum. Ce n'erano (e ce ne sono) praticamente per ogni tipo di passione.
Io ne frequentavo (tra i vari) uno dedicato al mio gruppo musicale preferito, una band familiare irlandese, i Corrs. E qui ho conosciuto Valentina, una simpaticissima e solare ragazza siciliana con cui, ai tempi di MSN, abbiamo avuto delle lunghissime chiacchierata e ci siamo divertiti un sacco.
Poi qualche anno fa, io e Annalù, nel 2007, abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno delle nostre vacanze estive proprio in Sicilia e abbiamo fatto base a Mazara del Vallo, città natale della mia amica per esplorare un po' la parte occidentale di questa bellissima isola. Essendo la prima volta, non sapevo cosa aspettarmi. Ma poi, come è sempre capitato successivamente con le altre amicizie nate prima sul web, non c'è imbarazzo, ma anzi, sembra di conoscersi da sempre dal vivo anche.
Ovviamente non ci siamo lasciati scappare l'occasione per assaggiare tantissime specialità locali e tra queste, una in particolare, l'arancina. Non scenderò ovviamente nella diatriba sul nome di questa eccellenza dello Street food siciliano, c'è chi la chiama al femminile e chi al maschile. Noi, d'altra parte, li chiamiamo arancini, hanno una forma conica, sono rossi inside, con la carne macinata ed i piselli, oltre al formaggio. Per questo non sapevo che invece le arancine (mi piace il nome al femminile che in effetti richiamo le arance, frutto che ricorda questa preparazione) hanno anche gusti diversi ed io mi sono letteralmente innamorato di quelle al prosciutto cotto e formaggio.
E quando ripensavo alle mie ricette del cuore, ho pensato subito alle arancine. Non le ho fatte giganti come quelle che fanno in Sicilia, le ho mantenute un po' più piccole, per gustarsene anche di più.
A completare il cerchio, l'ultimo concerto importante di questa band irlandese di cui vi ho accennato è stato proprio in Svizzera, a Ginevra; quindi direi che alla fine tutto torna.Arancine prosciutto
Ingredienti
Per il riso
1 kg di riso originario (oppure il Roma)2,5 l circa di brodo vegetale (con carota, cipolla e sedano)
50 g di burro
50 g di parmigiano grattugiato
1 fetta di spalla di prosciutto cotto
una cipolla medio-piccola
olio evo q.b.
sale q.b.
Per la lega (ne resterà molta, ma occorre poter immergere bene l'arancina)
800-900 ml d'acqua
la metà di farina
una manciata di sale
Per la panatura
Per il ripieno
200g di Emmentaler DOP200 g di spalla di prosciutto cotto
Per la frittura
3 l di olio evoProcedimento
Il riso va preparato con qualche ora d'anticipo, perché al momento della preparazione delle arancine dev'essere ben freddo.Preparare il brodo vegetale con gli aromi. Una volta pronto, rimuovere la carota, il sedano e la cipolla di cottura e sciogliere lo zafferano nel brodo. Regolare di sale.
In un tegame capiente, dare un giro abbondante di olio evo e fare appassire la cipolla tagliata finemente. Versare il riso e fare tostare un pochino. Versare nel tegame buona parte del brodo, non tutto in modo da poterne aggiungere all'occorrenza regolandosi in funzione del tipo di riso e della sua cottura.
Fermare la cottura quando il riso sarà al dente e si presenterà piuttosto compatto (ovvero non dev'essere cremoso come un tipico buon risotto!). Immergere il tegame nel lavello riempito d'acqua fredda (evitando che l'acqua entri all'interno) e mantecare con il burro e il parmigiano grattugiato. Se serve, per abbattere la temperatura ed evitare che il riso continui a cuocere, rinnovare l'acqua fredda dentro il lavello.
Una volta tiepido, versare il riso dentro una teglia e lasciare da parte affinché raffreddi completamente. Poi coprire con carta d'alluminio e conservare in frigorifero per almeno 3-4 ore.
Preparare la lega. Si tratta della pastella di acqua e farina che serve a sigillare l'arancina e a creare una base per la panatura con il pangrattato che aiuterà a conferire doratura, spessore e croccantezza al punto giusto.
Versare l'acqua in una scodella profonda, aggiungere la farina, una bella manciata di sale e amalgamare bene con una frusta. Tenere da parte e passare alla creazione delle arancine.
Preparare delle sfere di riso* e farvi un buco al centro. Quando tutte le nostre "ciotoline" saranno pronte, aggiungere il ripieno di spalla d prosciutto cotto tagliata a pezzetti piccoli e di Emmentaler DOP, a cubettini e chiudere le arancine dando loro una forma sferica.
Passarle nella lega, farle sgocciolare e passarle nel pangrattato.
Riscaldare l'olio a 180°C e cuocere le arancine per circa 3 minuti, finchè saranno ben dorate. Lasciare sgocciolare su carta assorbente e lasciarle qualche minuto affinché si possano assaporare al meglio, col formaggio fuso.
*Per farle tutte dello steso peso ho fatto delle porzioni da 50 g di riso, ma ovviamente si possono fare più grandi ed in quel caso si deve prolungare un pochino la cottura.
Con questa ricetta partecipiamo al contest di Peperoni e Patate in collaborazione coi Formaggi svizzeri.
Fabio
in
Confetture
Dolci
Food
Sono rimasta stupita scoprendo che non tutti conoscono questa gustosissima e genuina merenda.
Infatti quando ho deciso di prepararla, in molti mi hanno chiesto spiegazioni di cosa fosse.
800 g di zucchero
4 g di acido citrico in soluzione (il succo di mezzo limone)
La ricetta è molto semplice, del tutto simile ad una qualunque confettura, ma il risultato saranno questi dolcissimi parallelepipedi che riscuoteranno il successo di grandi e piccini.
Anna Luisa
Una merenda sana e gustosa: la cotognata
Sono rimasta stupita scoprendo che non tutti conoscono questa gustosissima e genuina merenda.
Infatti quando ho deciso di prepararla, in molti mi hanno chiesto spiegazioni di cosa fosse.
In realtà per me è la merenda d'infanzia, quella che mia nonna e mia zia davano a me e a mio fratello quando andavo in barca con i miei zii ed i miei cugini e che, non di rado, scatenava una serie di scherzi per riuscire a sottrarcela, dato che faceva gola un po' a tutti.
La stragrande maggioranza dei bambini italiani è cresciuta a pane e Nutella, ebbene, a casa nostra praticamente la cioccolata in crema ha fatto la sua comparsa dopo che io avevo raggiunto la maggiore età. Ecco perché le cotognate sono la mia merenda di bambina e, conoscendone la bontà, mi è venuta voglia di farle gustare anche alle mie nipotine.
Purtroppo non è stato facile trovare le mele cotogne, un tipo di frutta poco conosciuto ed utilizzato da noi, dalla forma simile ad un ibrido tra una mela ed una pera, dotate di una peluria sulla buccia esterna che viene eliminata lavandole, e di una polpa dura che renderà il lavoro di taglio un po' faticoso, anche se il risultato finale darà un'enorme soddisfazione.
Volendo andare sul sicuro, ho utilizzato la ricetta del maestro Massari, che però parte dalla pasta di cotogne. Avendo le mele intere, ho utilizzato le sue dosi, ma ho seguito le indicazioni per fare una qualunque confettura, partendo cioè dalla polpa di mela tagliata a pezzi.
Cotognate
Ingredienti:
1000 g di pasta di mele cotogne (o di polpa di mele cotogne al netto degli scarti, tagliata a pezzi)800 g di zucchero
4 g di acido citrico in soluzione (il succo di mezzo limone)
Procedimento:
Mescolare lo zucchero in una bacinella con la polpa delle mele, quindi riporre il composto in frigorifero.
Dopo tre ore mescolare e cuocere in un tegame antiaderente fino a 104°C.
Verso la fine della cottura frullare le mele con un frullino ad immersione ed aggiungere il succo di limone.
Disporre la confettura negli appositi riquadri d'acciaio e nelle apposite scatole di legno ricoperte di carta oleata.
Lasciare riposare 12 ore senza umidità, evitando di chiudere la scatola.
Tagliare in parallelepipedi usando la chitarra o un coltello sottile ed inzuccherarli con uno zucchero semolato non troppo fine.
Qualora voleste evitare quest'ultimo passaggio, potrete avvolgere i parallelepipedi in strisce di carta oleata e conservarli in scatole di latta.
La ricetta è molto semplice, del tutto simile ad una qualunque confettura, ma il risultato saranno questi dolcissimi parallelepipedi che riscuoteranno il successo di grandi e piccini.
Anna Luisa
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