John Restaraunt ad Afragola in provincia di Napoli è una delle nostre ultime scoperte tra i ristoranti della zona. Vi raccontiamo la nostra esperienza.

John Restaurant ad Afragola (Napoli)

Quando proviamo un nuovo ristorante, entriamo con un mix di curiosità e speranza di provare qualcosa di nuovo e che le nostre aspettative vengano rispettate.
Quando tutto ciò avviene, ci piace raccontare della nostra esperienza qui sul blog, proprio come ne racconteremmo agli amici. Non siamo critici gastronomici, ma siamo appassionati di buon cibo, conosciamo le tecniche, nel tempo abbiamo fatto una certa esperienza e quindi ci piace riportare le nostre sensazioni.
Il John Restaurant di Afragola ha assolutamente soddisfatto le nostre aspettative.

Abbiamo deciso di andare al John Restaurant per festeggiare il compleanno di Fabio.
Non ci eravamo mai stati, ma il ristorante è nominato sulla guida Michelin e questo per noi è garanzia di qualità.

Il locale si trova in una struttura dedicata alle eccellenze enogastronomiche ad Afragola ma che non abbiamo potuto visitare perché al momento in ristrutturazione.

Entrando nel locale, ci colpisce subito la cucina a vista, separata dalla sala da un'enorme vetrata. Va senza dire che scegliamo il tavolo con la vista migliore sulla cucina.
Il locale non è eccessivamente grande (fa solo 20 coperti) e questo non ci dispiace, sia per una questione di tranquillità, sia perché purtroppo spesso la cucina di uno chef risente di un numero eccessivo di commensali.

Il tavolo è apparecchiato in maniera semplice ma elegante e curata.

Veniamo accolti dal giovanissimo responsabile di sala e dallo chef, Gianluca Mangiapia, giovane, ma con un importante bagaglio di esperienze sia in Italia che all'estero.

Ci viene spiegata la politica del ristorante. È possibile scegliere tra 3 menu: menu "Incipit", di 3 portate al costo di 70€; "Incontro" da 5 portate al costo di € 9 € ed infine "Espressione" da 7 portate (2 antipasti, 2 Primi piatti, 2 secondi piatti e 1 dessert) a 110€.
Si può scegliere poi come comporre i primi due menu tra le varie proposte à la carte (ci sono 6 antipasti, 6 primi, 5 secondi e 4 dessert tra cui scegliere), mentre il terzo menu è interamente lasciato alla decisione dello chef (ma qualcosa lo si può sempre decidere liberamente). Si richiede solo che vengano scelti gli stessi piatti per tutto il tavolo.

Dato che siamo qui per il compleanno di Fabio e anche per avere un'idea più completa del ristorante, decidiamo di lasciare decidere allo chef e optiamo per il menu da 7 portate. Chiediamo solo che ci fossero un paio di piatti che ci avevano colpiti particolarmente, l'animella, perché non l'avevamo mai provata prima e il risotto perché ci incuriosiva.

Ad accompagnare il pranzo un calice di Ribolla gialla Tiare del 2019 e un calice di Hartmann Donà Schiava Liquid Stone Dolomit del 2018.

Iniziamo con l'aperitivo di benvenuto dello chef:
un popcorn al cui interno si trova del mais tostato e speziato, ed esternamente, per riprodurre l'effetto del popcorn, una meringa con un impasto tra dolce e salato. Infine, al di sopra, delle zest di lime. L'effetto è simpatico ed il gusto molto fresco.

A seguire un airbag di patate, dove facendo una lavorazione della patata in due diverse tipologie di olio si viene a creare una sorta di airbag. Al di sopra, una maionese ricavata da un olio aromatizzato alle patate ed un perlage di aceto balsamico. La sfoglia risulta croccante e fragrante.

Chips di riso aromatizzata al nero di seppia, poggiate sopra dei bianchetti sottaceto per accentuare il sapore di mare. Non manca il connubio con la terra con una pralina di 'nduja calabra, del mirto che darà  un sapore limonato e dei germogli di prezzemolo.

La tartelletta che richiama una bruschetta con tutti i sapori del pomodoro presenti in varie tipologie ed in varie preparazioni, dell'aglio nero, dell'origano e del basilico.

Lo spaghetto soffiato tramite essiccazione e frittura in modo da farlo gonfiare e condito come lo "spaghetto alla poverella", tipico piatto napoletano, quindi con un tuorlo d'uovo leggermente affumicato, cicoli di maiale e due formaggi, una fonduta di Parmigiano 60 mesi e del pecorino grattugiato  fresco.

Una foglia di Shiso fritta in tempura come da tradizione giapponese e condita alla mediterranea con la seppia, della salsa ponzu, della salsa tartara e dell'arancia salata. Il sapore ci fa fare veramente un salto in Giappone.

 
Ci viene portato il cestino del pane rigorosamente fatto in casa, con una pagnotta calda da 300 g fatta con un blend di farine, una ai semi e una bianca per consentire una lunga lievitazione, e la semola. Nell'impasto sono presenti anche delle patate per conferire morbidezza all'interno, mentre è molto pronunciata la crosta esterna per richiamare il "pane  cafone".
Oltre al pane ci vengono portati due tipi di grissini, di grano arso e ai semi di cardamomo; le sfogline pomodoro e origano e la carta musica al rosmarino e sale di Maldon. Ad accompagnare il tutto, un burro leggermente aromatizzato al limone.

Come antipasto ci viene servita la capasanta scottata nella parte alta, accompagnata con della zucca in due texture ed aromatizzata alla curcuma e con i semi della zucca stessa. Ad accompagnare, un guazzetto di lupini e lime.
Si nota l'intenso sapore di mare dato dai lupini, la cui sapidità è ben bilanciata dalla dolcezza della zucca. I semi di zucca infine danno una piacevole nota croccante.

Come da nostra richiesta arriva l'animella cotta a bassa temperatura e poi scottata in padella per darle croccantezza, accompagnata da una maionese di ostriche, friarielli e rape rosse che danno una nota acidula. Al di sotto un fondo bruno.
L'animella è molto buona, in un piatto dai tanti contrasti, con il friariello che dona una nota leggermente amara e un po' di piccantezza.
Il fondo bruno va a legare molto bene tutti gli elementi del piatto e la maionese all'ostrica regala al piatto una certa mineralità.

Passiamo al primo piatto, il risotto Carnaroli mantecato con un formaggio dal nome insolito, il  "Maronn ro Carmen", perché l'affinatore fece quest'esclamazione la prima volta che lo provò. È un formaggio con una percentuale di caprino e di pecorino.
Intorno al risotto una corona  di melassa di cipolle, cotte al forno e poi sottoposte ad estrazione, e della polvere di black lime a completare il piatto.
Il riso è cotto alla perfezione, nel piatto si percepisce la nota acidula dovuta alla parte caprina del formaggio, bilanciata dalla dolcezza della cipolla.

Arriva una altro primo piatto, la calamarata mantecata al foie gras, accompagnata da dei calamaretti spillo alla brace, salsa al nero con un tocco di aceto balsamico che dona il sapore di mare, ma allo stesso tempo tende a sgrassare, e alloro sia in polvere che in olio.
I colori del piatto colpiscono subito, ma il sapore non è da meno.
La componente marina del piatto è data dai calamaretti tenerissimi, mentre la terra la troviamo nell'alloro e nel foie gras. A legare mare e terra una nota affumicata.

Come secondo piatto ci viene servito il rombo alla plancia, servito con cavoletti e verza, papacelle napoletane sottaceto, e salsa beurre blanc, fatta con un fumetto ridotto, emulsionato con il burro ed una riduzione di scalogno.
Il rombo è molto carnoso, croccante esternamente e morbido e succoso all'interno.
Si sposa benissimo con i cavoli e con la salsa. La verza equilibra il piatto donando una nota acida che sgrassa.

Sempre come secondo piatto ci viene portato anche il maialino da latte, cotto a bassa temperatura e poi scottato su cotenna. Adagiate sopra più tipologie di radicchio in più preparazioni, un radicchio acidulo saltato in padella, la julienne di classico radicchio tondo ripassata in padella ed infine con il trevigiano semplicemente in foglie appoggiate sopra a dare una nota amara.
Ad accompagnare, la mela annurca giuglianesi in confettura e in lamelle, cannella e una fonduta di caciocavallo affumicato.
Anche questo piatto è esteticamente molto bello e ben bilanciato in un gioco di consistenze tra la croccantezza della pelle e la tenerezza della carne e di contrasti di sapori tra la sapidità della carne e la dolcezza della mela e della cannella. Il caciocavallo lega alla perfezione con tutti i componenti del piatto.

Ci viene quindi servito il predessert: un melograno in doppia versione, sia come sorbetto alla base che come melassa. Al di sopra, una spuma bianca alle mandorle ed una polvere di carcadè a dare acidità e infine del lime.
Anche qui troviamo dei contrasti molto interessanti con un gioco caldo/freddo tra la spuma e la freschezza del sorbetto e del gelato. Gradevoli i sentori di mandorla e limone. Originale nella presentazione e nei sapori.

Come dessert ci viene servita la millefoglie di pasta fillo, chantilly alla vaniglia, cremoso al pistacchio e gelée di frutti rossi.
Preparato al momento, conserva perfettamente tutta la croccantezza, anche grazie al caramello. Ad accompagnare, del gelato alla vaniglia.

Infine le coccole finali nello stesso numero e con la stessa presentazione, a richiamare l'aperitivo di benvenuto, per concludere il percorso.
Una graffetta di patate da mangiare in un solo boccone; un gelée di fragole e passion fruit, un marshmallow aromatizzato al limone, una meringa con dell'anice stellato; un moretto fatto esternamente con un guscio di cioccolato fondente ed internamente con un biscotto croccante ed infine un bacio di dama con ganache al caffè ed internamente del sambuco.

Non lasciatevi ingannare dalla location esterna al ristorante, situato all'interno di un centro commerciale e con un ponte in costruzione proprio di fronte all'ingresso. Appena entrati nel locale entrerete in un altro mondo, elegante e raffinato.
Tutto il personale è sempre stato estremamente cortese e attento.
Per noi, appassionati di cibo e di buona cucina, è stato un piacere vedere la cucina a lavoro, con rigore e tranquillità. Ottime le cotture, molto curate le presentazioni.

Nonostante la giovane età dello chef si nota che c'è dello studio dietro i piatti e niente viene lasciato al caso. Siamo stati felici di vedere all'opera lui ed il suo sous chef, che sembravano quasi danzare tra i fornelli. Inoltre lo chef ci ha anche accompagnato nella degustazione dei piatti, presentandoceli personalmente uno ad uno.
Abbastanza buoni i tempi tra una portata e l'altra (circa 20 minuti), perfetti per un pranzo domenicale in relax.

Nel complesso è stata un'esperienza che ci ha soddisfatti pienamente. Tutti i piatti sono stati interessanti e piacevoli con un interessante equilibrio di sapori e consistenze e caratterizzati per la maggior parte da un felice sodalizio tra terra e mare.

Come sempre, le nostre sono "recensioni" libere, non siamo stati invitati e abbiamo pagato regolarmente il conto.

Anna Luisa e Fabio